tratto da Innernet di
U.G., iconoclasta e maestro-non-maestro anticonvenzionale, colpisce al nucleo delle credenze di chi è su un percorso di ricerca. La ricerca delle soluzioni da parte del ricercatore come barriera alla ricerca stessa e l’importanza di essere in contatto con la rabbia affinché questa “bruci se stessa esattamente là dove si origina e agisce”.
D: Qual è il tuo consiglio quando abbiamo un problema?
U.G.: Voi non potete fare altro che creare i problemi. Prima di tutto create il problema e poi non siete per nulla interessati a guardare i problemi. Non affrontate i problemi. Siete molto più interessati alle soluzioni che ai problemi. Questo vi rende difficile osservare il problema.
Io vi suggerisco “Guardate bene, voi non avete alcun problema”. Voi asserite con tutta l’enfasi che potete, e con grande animosità “Guarda, io ho un problema”.
Va bene, avete un problema. Qualcosa vi assilla e dite “Ecco questo è il problema”. I dolori fisici sono reali. In quel caso andate dal medico, lui vi dà una medicina, che può essere più o meno buona, più o meno tossica, e questa produce qualche sollievo, anche se di breve durata. Ma le terapie che questa gente vi sta fornendo intensificano solo un problema che non esiste. State solo cercando le soluzioni. Se ci fosse qualche cosa di vero in queste soluzioni che vi vengono offerte, il problema dovrebbe essersene andato, dovrebbe scomparire. In realtà, il problema è ancora presente, ma voi non mettete mai in discussione le soluzioni che questa gente vi sta offrendo come sollievo o come qualcosa che può liberarvi dai problemi.
Se voi metteste in discussione le soluzioni che vi sono offerte da quelli che vendono queste cose nel nome della santità, dell’illuminazione, della trasformazione, trovereste che in effetti non sono le soluzioni. Se lo fossero, avrebbero dovuto produrre i risultati voluti ed avrebbero dovuto liberarvi dal problema. Ma non lo fanno.
Ma voi non mettete in discussione le soluzioni perché credete che chi vi propone queste cose non possa ingannarvi, non possa essere un mascalzone. Per voi egli è un illuminato o un dio che cammina sulla superficie della terra. Magari però quel dio può illudersi, e autodistruggersi, magari indulge nel suo auto-inganno e continua a vendervi questa robaccia, questa merce scadente.
Voi non mettete in discussione le soluzioni, perché in quel caso dovreste mettere in discussione anche coloro che vi forniscono queste soluzioni. Ma voi siete convinti che non possano essere disonesti, un santo non può essere disonesto.
Eppure, dovete mettere in discussione le soluzioni perché non stanno risolvendo il problema. Perché non le mettete in discussione e non testate la loro validità? Quando vi rendete conto che non funzionano, dovete gettarle via, buttarle nella spazzatura, fuori dalla finestra. Ma non lo fate perché c’è la speranza che in qualche modo quelle soluzioni vi daranno il sollievo che cercate. Lo strumento che state usando, cioè il pensiero, è lo stesso che ha creato questo problema, quindi non accetterà mai e poi mai la possibilità che quelle soluzioni siano una fregatura. Ma esse non sono affatto la soluzione.
La speranza vi fa andare avanti. Tutto ciò vi rende difficile osservare il problema. Se una soluzione fallisce, voi andate da qualche altra parte e adottate un’altra soluzione. Se anche questa ultima fallisce, ne cercate un’altra ancora… Continuate a comprare soluzioni e neanche per un momento vi domandate: “Qual è il problema?”.
Io non vedo nessun problema. Vedo solo che voi siete interessati alle soluzioni e venite qui e ponete la stessa richiesta: “Vogliamo un’altra soluzione”. E io vi dico: “Queste soluzioni non vi hanno aiutato per nulla, quindi perché ne cercate un’altra?”. Ne aggiungereste solo un’altra alla vostra lista, per trovarvi alla fine esattamente al punto di partenza. Se vedete l’inutilità di una, le avete viste tutte. Non dovreste provarne una dopo l’altra.
Quanto sto suggerendo è che se una di quelle fosse stata la soluzione, avrebbe dovuto liberarvi dal problema. Se quella non è la soluzione, allora non c’è nulla che possiate fare; e poi il problema non esiste nemmeno. Quindi, non avete alcun interesse a risolvere il problema, perché ciò sarebbe la vostra fine. In realtà volete che il problema rimanga. Volete che la fame rimanga perché se non aveste fame non andreste a cercare questo tipo di cibo da tutti questi santoni. Quello che loro vi danno sono solo degli scarti, pezzetti di cibo, e voi siete soddisfatti. Poniamo per un istante che questi leader spirituali, questi terapisti possano darvi tutto il pane, cosa che peraltro non possono fare perché non ce l’hanno, che ve lo promettessero, ma lo tenessero qui, nascosto da qualche parte… solo promesse. Ve lo darebbero solo pezzetto dopo pezzetto. In questo modo non trattate direttamente con il problema della fame, piuttosto che farlo siete molto più interessati ad ottenere un pezzetto in più da quel tizio che vi promette le soluzioni.
Quindi, voi non state trattando il problema della vostra fame, siete molto più interessati ad ottenere altre briciole da quel tizio, piuttosto che affrontare il vostro dilemma.
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