mercoledì, novembre 26, 2008

Usa, dietrofront del cancro prima volta in 80 anni

LA DIMINUZIONE dell'incidenza dei tumori negli Stati Uniti, legata al minor numero di casi di tumore al polmone, segna il successo dell'impegno e della serietà con cui gli americani hanno affrontato la lotta al fumo, agendo sulla consapevolezza individuale e il consenso sociale. Dovrebbe essere quindi un riferimento per tutto il mondo.

Il tumore del polmone ha avuto negli anni '50 una forte diffusione perché la sigaretta era una forma di fuga dallo stress post-bellico e il principale rito in cui si riconoscevano gli ex soldati. Negli anni '80 il governo acquista la consapevolezza che questa abitudine è causa di sofferenza e morte anche per le nuove generazioni e avvia una campagna informativa-educativa senza precedenti, sfociata nelle grandi cause legali contro i giganti produttori di fumo.

Oggi negli Stati Uniti fumare è un comportamento mal sopportato socialmente. Il risultato di questa enorme azione culturale è: meno casi e meno morti di cancro al polmone, meno sofferenza e meno costi sanitari e sociali.

Lo stesso risultato è stato in parte ottenuto anche in Europa, grazie soprattutto alla legislazione di paesi "illuminati" come il nostro. L'Italia è stata tra i primi in Europa ad adottare la legge che proibisce il fumo nei luoghi pubblici, a seguito della mia proposta del 2000, quando ero ministro della Sanità. E' un esempio di normativa che ha inciso profondamente nella cultura del paese perché ha avuto risultati quantitativi (sono diminuiti i pacchetti di sigarette vendute) e anche psico-sociali perché oggi il fumatore si sente a disagio.

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La butto qui come una provocazione: e se il calo fosse legato semplicemente alla crisi in atto che negli USA si è fatta sentire già da oltre un anno? In periodi di crisi, non siamo forse più attenti a ciò che spendiamo e magari anche a ciò che mangiamo evitando gli eccessi! E' ben noto che nei paesi più poveri l'incidenza del cancro, come di altre malattie da "civilizzazione", sia molto meno accentuata che nell'occidente ricco. Ogni crisi, personale o sociale, ha i suoi effetti collaterali positivi. Forse questo è un esempio.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

La tua ipotesi non ha molto senso. La crisi è presente da troppo poco tempo per determinare una diminuzione nell'incidenza del cancro.

Ciao

Forrest

Anonimo ha detto...

Pienamente daccordo con Forrest. Gli effetti del fumo si vedono a distanze di anni, se non decenni.

Francesca ha detto...

Ciao Francesco,
volevo intervenire per dire quello che già gli altri hanno detto... Sono stata preceduta!!!
Finalmente una buona notizia, dai!!! Possibile che non riesci mai a vedere il lato buono delle cose?
Adesso ti faccio un po' di solletico così mi fai un sorriso!!!
Ghiti... ghiti....ghiti...
Un abbraccio
Francesca

Francesco ha detto...

Volevo rispondere, in realtà la risposta l'avevo già scritta ma era più provocatoria del post quindi taccio.

Ricordo però che come la crisi non sia arrivata all'improvviso almeno negli USA, anche gli effetti collaterali positivi e negativi, al di là dello specifico, possono seguire dinamiche parallele. Le banche non crollano in un attimo anche se questo è ciò che vediamo.

Non voglio dire che ho ragione nel caso specifico. E' una considerazione che deriva da altre provocazioni che non sto qua a descrivere.

Io in questa crisi mondiale vedrei molti aspetti positivi, se il male non si curasse con ciò che l'ha provocato, cioè il consumo, e poi il consumo e poi ancora consumo, che si è mimetizzato in tutte le forme finanziarie più impensabili per l'arricchimento di pochi e l'impoverimento di molti. L'avidità umana non ha limiti!
Ma non è detto che prima o poi non si debba veramente cambiare direzione che si chiama decrescita. Quantomeno dobbiamo svincolarci dal PIL come indice della qualità della vita.
Se il prezzo del petrolio cala anche il PIL cala, anche se per noi ciò significa spendere meno, e quindi in linea di principio maggiore qualità della vita, almeno per chi ha pochi soldi.

Francesco

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