Ci sono periodi dell'esistenza che ci portano, quasi inevitabilmente, in vicoli ciechi, dove ogni passo che si fa sembra quello sbagliato, dove la solitudine prende il sopravvento, anche in mezzo ad una folla rumorosa, variopinta ed allegra.
Il silenzio sembra essere l'unico appiglio di una esistenza che sembra svanire nel vuoto del sentirsi una nullità.
Dal silenzio della solitudine assoluta spunta una mano, apparentemente dal nulla, che ti dice "vieni con me che facciamo un pezzo di strada insieme". A questo punto siamo di fronte ad una scelta, rimanere nella solitudine o stringere quella mano che ci viene offerta. Scegliamo, seppure nella paura dell'ignoto, di stringere quella mano per percorre quel tratto di strada come ci viene promesso.
Poi scopriamo che questo fare un pezzo di strada insieme stringendoni per mano, anche per un tratto breve, non è un evento isolato.
Più in là c'è un'altra mano pronta ad accoglierci, poi ancora un'altra ancora, e così via all'infinito. Basta solo non interrompere il processo ritirandoci dal dare e ricevere una mano.
E se torniamo indietro ci accorgiamo che anche nella solitudine del silenzio più assoluto non siamo in realtà soli. Il cuore che batte incessantemente, e dà il ritmo alla vita, è sempre pronto a darci quella mano che magari la mente, piena di se, non vuole accetare.
E' un infinito mondo di mano che si stringono a vicenda, in un DARE e AVERE infinito, e questo ci fa sentire parte di un TUTTO che non ha confini.
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