mercoledì, aprile 23, 2008

Il cibo che viaggia inquina il mondo

Non ci vuole un genio per capire che più i cibi arrivano da lontano e più costano. È interessante, però, sottolineare come il costo non sia soltanto economico, ma anche (e soprattutto) ecologico. Lo dimostra una ricerca di Coldiretti che ha calcolato per alcuni alimenti stranieri, tra i più consumati in Italia, il tipo di impatto ambientale sul pianeta.

Un esempio? Per una sugosa bistecca che parte dall’Argentina e arriva sulla nostra tavola, è bene sapere che il suo viaggio di 11 mila chilometri ha bruciato circa 7 kg di petrolio e liberato 20,8 kg di anidride carbonica nella sola tratta aerea intercontinentale. Il che equivale a dire che per qualche forchettata sfiziosa, si contribuisce ad aumentare l’effetto serra. Ne vale la pena?

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E' evidente che prima o poi dovremo cambiare rotta. Vicino casa mia c'è un fruttivendolo che ha i prezzi da gioielliere. Ci trovi il mondo ma che mondo!?


3 commenti:

Paola Romitelli ha detto...

In pratica la globalizzazione è stata un fallimento da diversi punti di vista...

Francesco ha detto...

Essendo accaduta significa che era inevitabile! Comunque non tutti gli aspetti sono negativi, anche se quelli negativi, mi riferisco ad. es. all'impatto ambientale rischiano di fare grossi danni, molto maggiori di quelli che abbiamo visto. Ricordiamoci che la goccia che fa travasare il vaso non vale solo per il vaso.

Anonimo ha detto...

Ciao,
credo che per prima cosa si dovrebbe diffondere una "cultura della consapevolezza". Di recente ho partecipato ad un seminario in cui si parlava dell'acquisto dei prodotti locali ed ho scoperto che molte persone non erano consapevoli di quanto possa essere lunga la filiera alimentare. Informare e diffondere la conoscenza delle alternative credo possa diventare una grande opportunità di cambiamento.
Marzia

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